sabato 30 agosto 2008

Io dico bar-bar

Delle reminescenze liceali la cosa che più mi ricordo sui barbari è l'etimologia del loro nome. In greco significava letteralmente balbuzienti, perché quello che sentivano era un verso onomatopeico lontano dalla loro lingua, che suonava più o meno bar-bar. Ed è, oggi come ieri, un problema di comprensione quando si parla seriamente di barbarie. E' una questione di linguaggi e codici diversi, di dimensioni culturali che si trasformano e diventano rivoluzioni. Baricco lo apprezzo come saggista, anche se è, suo malgrado o forse con sua grande gioia, un saggista barbaro. Perché lui è uno scrittore che fa bene lo scrittore, e si mette a ragionare sui meccanismi che governano una civiltà destinata ineluttabilmente alla mutazione. Il saggio è fatto egregiamente, adatto a molti, leggero ma non superficiale (io l'ho letto per buona parte sul lettino a mare, si può fare). Se vi volete fare un'idea di quello che vi accade intorno, voi surfer dell'esperienza dovreste proprio dedicarvici un po'. Non comporta fatica (capirete...). 

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