lunedì 16 giugno 2008

Londra o meno, grande libro!

Dice che è il romanzo della Londra di oggi. Lo dice la fastidiosa fascetta che a volte si trova intorno ai libri (non la odiate anche voi?). Non sono troppo d'accordo, credo sia un romanzo che ben si adegua alla città che lo ospita, che ne mostra alcuni lati, che magari dà maggiore luce agli aspetti che Londra può avere certo, ma non credo che sia il romanzo esplicativo della capitale inglese. Ma non è un giudizio di merito, il mio è un giudizio critico. Perché il romanzo è meraviglioso, ed ha 2 pregi in particolar modo. Il primo è la narrazione: una prima persona autoironica, che riesce a creare una complicità con il lettore rara a vedersi, che si muove nei suoi pensieri con schiettezza, e così li riporta nero su bianco. La seconda è la caratterizzazione dei personaggi: bisogna essere grandi scrittori per fare in modo che i personaggi del libro abbiano tutti (dal protagonista narrante in poi) una sagoma così ben distinta e precisa. Noi, a fine libro, li conosciamo. E la Barker è una grande scrittrice, per l'orchestrazione delle parti della storia, per il fil rouge che si intuisce in tutto il libro, ma che non viene mai esplicitato, a parte in un momento: quando si dice che Blaine (il mago appeso su Londra, ricordate?) è un telo bianco in cui ognuno riproduce se stesso. Già, la modernità è questo individualismo mostrato alla massa. Grande libro. Grande intuizione. Grandi citazioni (dalla musica alla letteratura). Mi è piaciuto parecchio, si intuisce?

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